Giornata della memoria Venerdì 27 Gennaio “Per non Dimenticare”

Giornata della memoria Venerdì 27 Gennaio “Per non Dimenticare”

 

Venerdì 27 gennaio giornata della memoria “Per non Dimenticare”

Due anni fa in occasione di un viaggio in Israele visitai  il museo http://www.yadvashem.org. Ne rimasi profondamente colpita.

Parlando con Stefano Garzano, che mercoledì 25 gennaio è venuto ospite a libri letti ai ferri ho scoperto che anche lui è cresciuto tra stoffe e merletti, per lui il tessuto rigato rimase un mistero latente, ma la sua curiosità non si è fermata e ha approfondito la soria del “tessuto rigato”.

Alla maniera di VIACALIMALA, vogliamo ricordare così.

Carissima Margherita,

nel ringraziarti ancora della calorosa accoglienza di ieri pomeriggio, ti mando qui il brano di introduzione alla scheda sul tessuto rigato.

Un saluto

di viva amicizia.

Stefano Garzaro

 Un tempo, quando ero bambino, mia madre sarta mi trascinava sempre con sé in mercerie e magazzini di tessuti a scegliere bottoni, passamanerie e soprattutto stoffe in rotolo. Lei, attenta a trame, colori e sfumature, fin quasi pignola, estenuava la pazienza dei commessi che accumulavano rotoli su rotoli nel bancone. I commessi però si prestavano volentieri alle sue richieste, perché sapevano che alla fine mia madre acquistava. Chi non era paziente ero io, che dovevo subire un’eternità di tempo – così pareva a me – in negozi così lontani dalla mia passione, la caserma dei pompieri di via Corradino.

Mia madre prediligeva i tessuti in tinta unita, soprattutto nei toni di blu così cari alle signore torinesi. E il rigato? Mi chiedevo: ci sarà pur qualche sarta che confeziona i vestiti ai carcerati. Mistero. Poi smisi di pensarci, occupato da altre faccende, come ad esempio i primi compiti di scuola.

Il tessuto rigato rimase un mistero latente. Ci vollero lunghi anni perché affiorasse una risposta, che fu meno gradevole di quanto mi aspettassi.

 Abito a righe, tessuto del diavolo

 Stefano Garzaro

 Avete mai fatto caso, specie nella pittura, ai personaggi con gli abiti a righe? Nell’Occidente medievale, numerose categorie di persone, reali o fiabesche, si distinguono per il vestito rigato: si tratta quasi sempre di poveracci, di esclusi, oppure di gente al bando per crimini contro la società.

Vestono rigato gli ebrei, gli eretici, i saraceni, i buffoni, i saltimbanchi, gli attori, i musici, i lebbrosi, il boia, le prostitute; oppure i traditori dei romanzi della Tavola rotonda, il folle dei Salmi e naturalmente Giuda. Insomma, tutti coloro che stanno al margine della società o che cercano di sovvertirne le regole. La percezione del colore nel Medioevo e nei tempi successivi, con il contrasto fra la tinta unita e la riga, ha radici profonde nella psicologia e nella teologia. Veste a righe San Giuseppe, considerato nel tardo Medioevo come una comparsa, il cui ruolo nelle processioni è affidato allo scemo del villaggio; ma vedremo, al contrario, il pastore riformato cinquecentesco o il cattolicissimo nobile spagnolo sfoggiare severamente il nero.

La riflessione approda ai tempi moderni: da dove nascono, ad esempio, i tessuti rigati dei marinai, degli abiti dei galeotti e dei pigiami? Se dal XII al XVIII secolo la riga è indice di infamia, con l’Illuminismo e l’epoca romantica si sviluppa la tendenza inversa, attribuendo al tessuto a righe la dignità di protettore della morale e della lealtà. Vestiranno a righe i rivoluzionari delle colonie inglesi in America (al punto di disegnare una bandiera a strisce orizzontali), come anche Robespierre e i sanculotti. La zebra e la tigre non verranno più percepite come mostri diabolici e orrendi, ma come animali nobili e armoniosi. Nonostante il nuovo significato positivo acquisito con i Lumi, la superficie rigata manterrà uno doppio stato di ambiguità, con la riga buona che convive assieme a quella cattiva. L’esempio più discusso è l’abito del galeotto: il rigato identifica il reietto, ma nello stesso tempo protegge dal male, dalla tentazione, dai germi e dalla malattia; come le sbarre di una gabbia. La stessa funzione si allarga nell’Ottocento alle casacche dei marinai, spesso ex forzati, esseri inferiori ai loro capitani che vestono in tinta unita, e quindi ai costumi della spiaggia e agli abiti sportivi delle società ginniche, e poi calcistiche. Chi avrebbe detto che la maglia della Juventus implicasse tanta filosofia?

Anche il pigiama a righe vive una forte ambiguità, dalla funzione protettiva morale e igienica, alla negatività connessa alla vita notturna, così a contatto con il sogno e la sessualità, dove la razionalità e la devozione religiosa subiscono continui assalti; fino ad arrivare alla degenerazione dei tempi nostri, con le infami casacche di Auschwitz.

Oggi il discorso è ancora più complesso: da Picasso, trasgressore per eccellenza con le sue magliette a righe, alle camicie a righine sottili dei manager degli anni novanta, che rimpiazzarono la camicia bianca e quella azzurra. Perché anche oggi i codici visivi, che vengono riscritti continuamente, vivono di contrasti, in tensione fra l’aristocrazia della riga sottile e la volgarità di quella larga. Tiriamoci una riga sopra.

 Pastoureau

Per approfondire: Michel Pastoureau, “La stoffa del diavolo. Una storia delle righe e dei tessuti rigati”, Il Melangolo, Genova 1993 (rist. 2007), pp. 118.

 

Codex ManesseMenestrelli che suonano sotto la direzione del poeta Heinrich von Meissen, miniatura del Codex Manesse (XIV secolo).

 

Giornata della memoria Venerdì 27 Gennaio “Per non Dimenticare” ultima modifica: 2017-01-26T22:59:00+01:00 da Margherita Bratti
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Margherita Bratti

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